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Punti spesa e moneta alternativa

Punti spesa e moneta alternativa

Fare la spesa e vedersi riconosciuti dei “punti” è pratica diffusa presso molte catene di commercio al dettaglio, vediamone una giusto per avere un riferimento: Coop. Da loro c'è la regola “un euro = un punto” e li puoi usare in varie forme. Di solito ci sono vantaggiosi sconti su prodotti, stile “prezzo pieno 50€ in alternativa 30€ + XXX punti, ma solo per gli associati”.

In pratica è usare i punti come fossero moneta.

Creare la moneta interna e il sistema esterno

Un giorno Coop si alza e dice: “Dovendo pagare moneta-euro a molti, provo a proporre di sostituire una parte di importo in euro dovuto, un importo in punti. Iniziando dai dipendenti e magari lo anche con i fornitori. Ma senza obbligo, solo coloro che accettano volontariamente riceveranno punti invece che euro. I punti li potrete spendere nei nostri punti vendita (tutti o quasi tutti hanno bisogno di fare la spesa!)”

Per esempio: tua retribuzione dipendente è 1500€ oppure, se tu vuoi, ti diamo 1300€ + 200 punti.

Evidentemente quei punti per Coop sono una sicurezza (li puoi spendere solo da loro) quindi magari può condividere il valore attribuendo un tasso di cambio maggiorato, per esempio i punti possono corrispondere a qualcosina di più di 200€, diciamo 240€ (+20%).

Poi magari i punti coop li cominciano ad accettare anche altri, entrano in circolazione nel sistema tra privati e aziende es. benzinai, hotel, ecc.

Arriva quindi un gestore di carte di pagamento o una banca o qualcosa del settore finanza e crea il circuito “PuntiCoop” con tanto di simpatico bollino-logo, carta di pagamento, gestione complessiva del sistema.

Ciliegina finale: un banale servizio di cambio valuta per valutare la conversione dei punti in euro e viceversa in base ad importi variabili nel tempo.

Fantascienza o quasi realtà?

Walmart Bucks

Nata in tempi relativamente recenti, la società Walmart si è diffusa con molti punti vendita negli Stati Uniti ed è oggi la più grande catena di vendita al dettaglio nel mondo. Nel 2017 fattura 500 miliardi di dollari quando il PIL dell’intera nazione USA è 19485 miliardi: circa un ventesimo, una cifra enorme. Walmart ha in mano una parte dell’economia mondiale perché richiede forniture galattiche a produttori cinesi, così determinando una parte importante dei flussi di commercio internazionale.

Walmart come pratiche commerciali non si fa mancare nulla, ha i suoi punti spesa chiamati Bucks (una parola che significa “dollaro”), una carta di credito chiamata Bluebird, addirittura una banca chiamata GoBank.

Gli strumenti per gestire i pagamenti ci sono già, più che altro sembrano strumenti per agevolare e fidelizzare gli acquirenti. Ma non c'è un vero e proprio scambio bucks-dollari.

Perché non farlo?

Dato le dimensioni di Walmart la sostituzione anche parziale dollaro-buck sarebbe di certo considerevole. Perché non l’hanno fatto ancora? Che cosa frena questa enorme azienda globale?

Il mio pensiero è una supposizione, una ipotesi: il problema sta nel carattere del dollaro che è una moneta nata con l’arroganza di dover essere sempre accettato se no si arrabbia. Come quell’amico presuntuoso che vuole essere sempre a ogni festa e poi tiene il banco anche se la festa è di un altro.

Difficile (o forse impossibile) in queste condizioni farsi accettare dal sistema dei pagamenti USA.

Questo appare ancora più evidente rispetto alle varie altcoins che stanno nascendo: sono tutte caratterizzate dal fatto di non essere strettamente relative agli USA e/o non avere volumi tali da insidiare il dollaro: la moneta di facebook, quella di alibaba, le varie criptovalute hanno carattere globale o comunque dimensioni differenti taali da non interessare il dollaro.

Paradossalmente, per le più ridotte dimensioni di Coop (fatturato 2,4 miliardi di euro) e per la minor pressione dell’euro, sarebbe più facile fare la moneta Coop che i Walmart bucks!