Un miliardo di perdita 2019, 100 milioni riduzione costi, npl derisking 14 miliardi, AMCO. La strana situazione di una grande banca descritta nei dati chiusura bilancio 2019
Fonte dati: https://www.gruppomps.it/static/upload/pre/presentation-fy2019.pdf
Una banca in crisi che piano piano si riprende e consegue un utile operativo pre tasse di 53 milioni. Poca cosa date le dimensioni nazionali della banca, ma un buon esito a fronte degli anni precedenti. Poi arriva un cambiamento nella tassazione “ACE-DTA” che in parole povere significa pagare subito tassa invece che spalmarla su più anni. Risultato: un miliardo di perdita (per la precisione 1.033 mln).
https://www.reuters.com/article/mps-risultati-2019-idITL8N2A739L
Ci mancava lo stato a farci lo sgambetto proprio quando eravamo al traguardo
Ma chi è questo stato? incidentalmente, guarda caso, è anche il principale azionista della banca. E chi è il governo che ha fatto questa finanziaria? Incidentalmente è coalizione PD-M5S e il ministro dell’economia è del PD: mai più si possa dire che il Monte è la banca del PD! Perché hanno fatto questo, perché lo Stato fa del male al suo investimento? No, non è autolesionismo, è solo che avevano bisogno di soldi e con questa legge (valida per tutte le banche, ma incisiva in modo particolare su MPS) non hanno scontentato il sistema ma solo una banca che a buona ragione non deve avere niente da ridire, avendo già molto ricevuto dallo stato (ed essendo i vertici nominati dal MEF).
Nella conference call per analisti, l’amministratore Morelli giustamente dice che questa tassazione nulla toglie ai risultati raggiunti, che si tratta di versare adesso invece che nel corso degli anni. L’argomento regge guardando ai numeri aziendali, non regge a fronte delle conseguenze sul rispetto degli obiettivi di redditività.
Mps è da tempo “sorvegliata speciale” dalla BCE che per una serie di ragioni impone degli obiettivi da raggiungere. uno fra questi, che non conoscevo prima di adesso, richiama il meccanismo con cui si governa una famiglia. Eh sì perché se il ragazzo adolescente non studia abbastanza e non prende la sufficienza, allora via lo smartphone o una parte della paghetta. E così per Mps, se non raggiunge la redditività prevista, via costi per cento milioni di euro (una cifra davvero consistente perché si colloca alla fine di un duro precedente percorso di riduzione costi).
Questo meccanismo fa irritazione da tutte le parti:
Ma vabbè, l’irritazione ce la facciamo passare e ora mettiamoci al lavoro, abbiamo da recuperare cento milioni. Come fare? Qualche idea? In questa condizione, già stressati i costi aziendali su tutti i fronti, l’unica cosa che rimane da tagliare sono le persone, lo dice Rovellini, il numero 2 della banca: https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/finanza/dettaglio/mps-rovellini-per-ridurre-i-costi-dovremo-tornare-a-mettere-mano-su-organici-nRC_07022020_1312_292124425.html
In effetti (e non è polemica né ironia) il tema del costo addetti è centrale perché essi, specialmente quelli prossimi al pensionamento, costano tanto e producono poco. Niente da fare con temi come esperienza, capacità, know how professionale, parole che non significano e non valgono pressoché niente.
C'è poi da dire che il sistema dei prepensionamenti non è poi male, anzi è cosa gradita, attesa e desiderata dalla gran maggioranza di coloro che sono prossimi alla pensione (sono davvero pochi quelli che amano il lavoro o non accettano la decurtazione di reddito mensile connessa al prepensionamento). Insomma andare in pensione non è male, né per l’azienda, né per gli addetti.
Piuttosto è da capire quel che rimane in ditta. Adesso inizio 2020 ci sono circa 22mila dipendenti diretti (sono esclusi i dipendenti di aziende collegate-controllate e coloro che lavorano in outsourcing). Facendo una semplice stima sulla base di un costo addetto, diciamo 70mila euro annui, semplice divisione 100.000.000 / 70.000 = 1428 addetti, cifra tonda 1400:
1400 persone in meno significa ridurre l’organico di circa 6% rendendo inevitabile il ricorso a modalità di lavoro alternative (automazione, digitalizzazione, esternalizzazione …)
Auguri a chi esce e … non siate taccagni … dovete pagare una cena ai colleghi!
Ce lo hanno detto e ridetto. Lo stato ha partecipato MPS a circa due terzi del capitale di fatto nazionalizzando l’azienda, perché altrimenti MPS andava giù e c’era rischio sistemico. La BCE ha accettato l’operazione però ha imposto le sue regole: per esempio il derisking cioè scaricare gli NPL dal bilancio (a prezzo stock), ridurre i costi aziendali, garantire la redditività. In pratica al momento della vendita la banca MPS deve essere bella in forma per chi potrà rilevare la quota azionaria dello stato. Chi comprerà MPS? In regime di libero mercato, chi meglio paga, per esempio Credit Agricole oppure perché no anche Axa. In regime nostrano, pensabile una fusione con una altra grande (ma non grandissima banca italiana: UBI, BPER …
Quello che suona strano è l’estrema poca convenienza che lo stato ha a vendere, per il banale motivo che le azioni in mano al MEF sono state comprate a circa 5 miliardi e oggi valgono 1.4 miliardi. Una perdita notevolissima, diviso 60 milioni di abitanti è come se ciascun italiano avesse contribuito con circa 60 euro per risanare una azienda … da vendere sul mercato.
Che MPS andasse salvata, tutti concordi.
Che MPS si debba per forza venderla sfavorevolmente, ci sarebbe da fermarsi e fare altrimenti.
La questione si complica di più con il processo di derisking ancora da completare: c'è ancora da scaricare una cifra sui 10-15 miliardi di NPL. Le modalità attuate in precedenza sono esperienze chiuse (Atlante, Juliet), adesso l’idea è trasferire tutto ad una entità chiamata AMCO full credit management company. Trattasi di una società che per mission ha il compito di comprare NPL da tutte le banche italiane. Incidentalmente, è di intera proprietà del MEF.
Questa prospettiva ha scatenato sospetti e idee.
La situazione è in divenire: nei prossimi mesi avremo la soddisfazione di sapere come va a finire!